In questi ultimi mesi, in Italia, sta avvenendo una sorta di grande riscoperta di Richard Austin Freeman, uno dei maggiori scrittori di romanzi polizieschi dell'epoca edoardiana e tra coloro che, ancora oggi, si leggono con più gusto.
Le sue opere sono state ripubblicate ultimamente da Castelvecchi, in due ottimi volumi, e Mondadori, che ha riscoperto anche un eccellente inedito del 1938.
Nella storia del mystery, Freeman è una figura chiave: inventore della "forma romanzo" secondo Narcejac, è idealmente una sorta di raccordo tra il poliziesco di fine Ottocento e la Golden Age, tra Conan Doyle e Agatha Christie.
Il racconto di cui parliamo oggi, pubblicato in Italia da Polillo nel 2007, è il primo scritto da Freeman nel 1905 con protagonista il dottor Throndyke, l'investigatore scientifico per eccellenza. L'opera rimase però inedita fino al 1911, quando fu pubblicata sulla rivista Adventure; quell’anno Freeman lo ampliò fino a farlo diventare un romanzo, dal titolo The Mystery of 31, New Inn (1912). Ufficialmente, come ben si conosce, la prima apparizione dell'investigatore risale invece al 1907, con il romanzo The Red Thumb Mark (L'impronta scarlatta 1907).
La versione pubblicata Polillo è quella originale, che, sebbene acerba, mostra le tante abilità che hanno reso grande questo autore: trame intriganti costruite con cura, stile piacevole ma elegante, ritmo spedito e indizi astutamente disseminati nel testo.
La storia, dal punto di vista tematico e contenutistico, si attesta all'interno di una tradizione schiettamente sherlockiana: il dottor Jervis, il narratore, ha il tipico ruolo del dottor Watson, mentre Throndyke è un novello Holmes; la storia, inoltre, ha inizialmente toni da racconto di Conan Doyle. Il dottor Jervis, ormai arrivato a fine giornata lavorativa, viene contattato da tale J. Morgan per visitare il fratello, molto malato, nella propria abitazione. La richiesta è bizzarra perché, secondo le parole dell'uomo, il fratello ha espressamente richiesto di essere visitato da un medico non della zona. Perché tutta questa segretezza? E come mai il cocchiere che accompagna Jervis e il padrone di casa J. Morgan sembrano la stessa persona?
Nonostante i rimandi a certi classici con protagonista Holmes siano evidenti (vedi L’avventura del pollice dell’ingegnere), la bravura di Freeman permette al racconto di prendere vie nuove e inesplorate. L'autore decide, e questa sarà una sua peculiarità, di intrecciare due storie apparentemente separate, che troveranno alla fine un imprevedibile congiungimento.
Il Dottor Throndyke non è ancora al massimo della forma (non ha ancora la valigetta e i suoi attrezzi) ma mostra già le sue vastissime conoscenze in campo legale, medico, chimico, ma anche letterario e storico, possiede un eccellente potere deduttivo ed è capace di spiegare avvenimenti apparentemente assurdi con grande coerenza e logica.
Il grande passo in avanti compiuto da Freeman rispetto a Doyle riguarda senza dubbio la costruzione dell'intreccio e l'utilizzo degli indizi. Ce ne sono tanti e alcuni di essi non mancheranno di sorprendere il lettore.
Il racconto si legge in poco più di un'ora, e diverte moltissimo.
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