Nel 1981 il grande novellista Edward Hoch, uno dei maggiori scrittori di racconti polizieschi del secolo scorso, convocò 17 tra i più importanti studiosi e scrittori di mystery con l'obiettivo, estremamente ambizioso, di stilare la classifica delle migliori locked room mai scritte. I nomi scelti da Hoch erano a dir poco altisonanti: tra questi Frederic Dannay, Howard Haycraft, Douglas G. Greene, Julian Symons, Jack Adrian, Bill Pronzini, Jacques Barzun, Otto Penzler, Francis Nevins e, ovviamente, il grande Robert Adey, che ci ha purtroppo lasciati all'inizio di questo gennaio.
Questi dovevano scegliere un massimo di dieci titoli in ordine di preferenza, e non potevano essere inseriti più di cinque testi per singolo autore.
La scelta di comporre una lista che sia anche una classifica, e non semplicemente una serie di titoli, rende il compito ancora più arduo e non esente da rischi. Ma Hoch lo sapeva, e per questo ha voluto contattare studiosi di grande appeal e conoscenza. Sorprende, e questo lo hanno fatto notare in molti, la mancanza di critici non anglosassoni, e ciò ha come conseguenza principale la quasi totale esclusione di testi francesi, l'unica nazione che qualitativamente può rivaleggiare con l'Inghilterra e gli Stati Uniti.
Da questo sublime conclave sono scaturiti 15 titoli, tutti di autori anglosassoni, con l'esclusione di Gaston Leroux (Il mistero della camera gialla, 1907), al terzo posto.
La classifica, secondo la mia personalissima opinione, ha dei difetti importanti, in primis strutturali (l'idea della classifica), ma anche dovuti ad un certo conflitto di interessi (Frederic Dannay è una delle metà Ellery Queen, Francis Nevins il massimo biografo dei Queen, mentre Greene lo è di Carr). Non mancano quindi i dubbi sulla scelta dei giurati (cosa ci fa Symons che non ha mai particolarmente amato questo tipo di romanzi?) e anche sui titoli. Essi riflettono perfettamente il pensiero e le opinioni di quel periodo, con i suoi pregi e difetti. Vediamoli, giudicandoli sulla base dei parametri e dei criteri contemporanei, alla luce delle nuove classifiche stilate da altri autorevoli studiosi (Lacourbe, Adey stesso, ed altri).
1 The Hollow Man (John Dickson Carr, 1935)
Tradotto in italiano come Le tre bare, è il punto di riferimento fondamentale per chiunque si avvicini alle camere chiuse, ma più in generale al mystery Golden Age. La maggior parte dei critici contemporanei, quando trattano questo romanzo (penso a Michael Cook, nel 2011), riferisce il fatto che sia unanimemente considerato il miglior locked room mystery di sempre. La vittoria in questa classifica fu infatti schiacciante, e il romanzo è di per sé il paradigma del genere, e la sua apoteosi.
Riflette tutto il genio del più grande mystery writer del Novecento, che modifica un gioco di prestigio osservato nello show Maskelyne Mysteries aggiungendo una variante tratta dal libro Secrets of Houdini.
Doveva intitolarsi Vampire Tower e vedere il ritorno di Henri Bencolin dopo 3 anni di assenza, ma le cose andarono diversamente. Carr gettò via ciò che aveva scritto, inserì il Dr. Fell e ne uscì uno dei più mirabolanti, geniali, machiavellici capolavori che questo genere letterario ci abbia mai consegnato. Io credo che le camere chiuse si dividano in due categorie: gli enigmi cervellotici risolti in maniera cervellotica, e quelli ugualmente complessi ma risolti in modo semplice. Questo appartiene alla prima categoria.
È la più grande camera chiusa di sempre? Si può discutere, ma di certo non è il capolavoro assoluto di Carr. E ciò chiarisce per quale motivo nessuno sarà mai come lui.
2 Rim of the Pit (Hake Talbot, 1944)
Da quando è stato riscoperto, nel 1985 da Douglas Greene, il nome di Hake Talbot non ha mai smesso di essere celebrato come geniale costruttore di enigmi, di atmosfere e di camere chiuse. Ci sarebbe molto da parlare su di lui, ma mi limiterò a dire che tutti gli studiosi sono concordi nel ritenerlo un maestro assoluto. Il suo corpus (fatto di due racconti e due romanzi scritti tra il 1940 e il 1948) sfrutta la camera chiusa nei modi più sfaccettati, applicando le enormi conoscenze che l'autore aveva in fatto di magia e prestidigitazione (è stato insegnante teatrale e mago professionista).
I suoi testi sono un continuo accumulo di impossibilità che non di rado finiscono per creare un surplus di sovrannaturale, facendo sì che il lettore smetta di credere troppo presto alle sue illusioni. A differenza di Carr quindi, Talbot, nonostante ricorra spesso alle atmosfere fantastiche, non è uno scrittore "fantastico".
Io non sono un suo grande fan, e tantomeno lo sono di Rim of the Pit, un romanzo zoppicante, troppo ambizioso, a tratti asettico, che non rende giustizia all'impalcatura preparata nel plot. Il risultato è altalenante, e secondo me incredibilmente sopravvalutato. Uno dei primi recensori di Talbot fu Carr, che sulle colonne dell'Harper's Magazine nel 1965 scrisse «explanations seem little thin» ma conclude dicendo «don't argue with it, read it».
Imparagonabile al precedente The Hangman's Handyman (1942, Terrore nell'isola), non presente in questa classifica ma molto più riuscito. Le 5 stelle date da Lacourbe nel recente 1001 Chambres Closes ad entrambi i romanzi, e la loro presenza in tutte le classifiche, smentisce categoricamente le mie umili affermazioni.
3 Le Mystère de le chambre jaune (Gaston Leroux, 1907)
Il mistero della camera gialla, unico romanzo francese in lista, compare al terzo posto. È un capolavoro, un testo fondamentale anche se di chiara tradizione zangwilliana. Difficile dire se sia o meno da terzo posto; probabilmente no, perché qualitativamente ci sono moltissimi testi superiori, ma le problematiche delle classifiche sono proprio queste: si privilegia la qualità, l'innovatività, o qualcos'altro?
4 - The Crooked Hinge (John Dickson Carr, 1938)
L'automa, il romanzo che stregò il giovane Robert Bruce Montgomery e lo convinse a scrivere polizieschi sotto lo pseudonimo di Edmund Crispin. Un testo per alcuni versi ambiguo (una soluzione azzardata) ma scritto, concepito e realizzato superbamente. Mescola stregoneria, magia, Titanic e tanto altro in un miscela ancora oggi insuperata. Secondo molti il capolavoro di Carr. Secondo me no, ma vederlo dietro Leroux e Talbot è un insulto.
5 The Judas Window (John Dickson Carr, 1938)
Se The Hollow Man è l'emblema dell'impossibile risolto in modo complesso e tortuoso, The Judas Window rappresenta l'esempio opposto. Ci sono due uomini in una stanza ermeticamente chiusa: uno è vivo ma stordito, l'altro è morto per colpa di una freccia scoccata da una balestra. Ah, quello vivo non è l'assassino.
Semplicemente la più sublime camera chiusa mai scritta, e della stessa opinione sono Douglas Greene e Robert Adey.
Invidio tutti coloro che non hanno mai letto questo testo, davvero. Disarmante manifestazione di genialità, e di una perfezione narrativa unica. Inspiegabile vederlo al quinto posto. Messaggio per tutti coloro che considerano i testi della Golden Age "semplici puzzle" o roba da cruciverba. Leggete questo, e andrete a prendere i vostri Deaver, Patterson o Nesbo dalla libreria per attizzare un po' di fuoco, ideale con questo freddo.
6 The Big Bow Mystery (Israel Zangwill, 1891)
C'è la sesta piazza per questo romanzo che dal punto di vista dell'enigma è sopraffino, oltre che profondamente in anticipo sui tempi e innovativo. Certo, se parliamo di "letteratura" non ci siamo proprio, ma la tradizione del locked room mystery come conosciuto oggi si deve a questo romanzo, e alla sua geniale soluzione finale.
7 Death From a Top Hat (Clayton Rawson, 1938)
La quintessenza dell'illusionismo puro applicato al mystery: pur non essendo un grande costruttore di atmosfere, nessuno è secondo a Rawson nel creare enigmi cervellotici, in cui si muovono prestigiatori (come l'investigatore, Merlini), scassinatori, medium, lettori del pensiero e giocatori di carte. Questo romanzo è un autentico fuoco pirotecnico dalla prima all'ultima pagina, pieno di trovate geniali, false piste, spiegazioni contorte ma sorprendenti e colpi di scena. Meriterebbe una posizione più alta, perché pochi testi nella storia del poliziesco possono rivaleggiare dal punto di vista tecnico col grande Clayton, non a caso mago e prestigiatore di prim'ordine.
8 The Chinese Orange Mystery (Ellery Queen, 1934)
Difficile capire la presenza di questo Delitto alla rovescia, uno dei più controversi e ambigui polizieschi della Golden Age. Sia chiaro, per me resta un testo di altissimo livello, con uno degli intrecci più affascinanti che questo genere abbia mai partorito (una stanza dove l'intero arredamento è rovesciato, e dove anche il cadavere ha i propri vestiti completamente alla rovescia). Ma ci sono vari problemi: secondo alcuni non è una camera chiusa tout court, e sicuramente la spiegazione finale appare forzata. Ma soprattutto il romanzo del 1937 The Door Between (La porta chiusa) gli è infinitamente superiore sotto ogni punto di vista, ma nella classifica non appare. Perché?
9 Nine Times Nine (Anthony Boucher, 1940)
Romanzo stupendo: divertente, scorrevolissimo, di rara piacevolezza, e la camera chiusa è eccellente. C'è anche una conferenza sulle camere chiuse che fa la parodia di quella di Carr ne Le tre bare che è davvero una delizia. Ma essere nella top15 mi sembra eccessivo.
10 The Peacock Feather Murders (John Dickson Carr, 1937)
Il mistero delle penne di pavone. Per chi è appassionato di delitti impossibili basta il titolo di questo capolavoro. Il problema di stilare una classifica e inserire il Maestro è proprio questo: o tutto si riduce a una top15 Carr oppure si commetteranno irrimediabilmente degli errori. Vederlo in questa classifica certamente non è un errore.
11 The King is Dead (Ellery Queen, 1952)
La presenza di questo romanzo è ai miei occhi inaccettabile. Incomprensibile davvero, perché l'enigma proposto è nulla più che buono, e il valore letterario complessivo non raggiunge certo le vette scalate dal duo Dannay-Lee. L'unico di questa top15 che toglierei al 100%.
12 Through a Glass Darkly (Helen McCloy, 1950)
È un capolavoro? Assolutamente si. Ipnotico, malefico, ingegnoso e appassionante. È una camera chiusa? Ne dubito. Ma tutti la considerano tale, perciò chino il capo.
13 He Wouldn't Kill Patience (John Dickson Carr, 1944)
Ancora Carr, e ancora un capolavoro. Ma rimangono fuori The Plague Court Murders, The Problem of the Green Capsule, e soprattutto (sacrilegio!) He Who Whispers.
14 Too Many Magicians (Randall Garrett, 1967)
14 Invisible Green (John Sladek, 1977)
Finiscono a pari merito questi due romanzi così diversi ma così ugualmente brillanti e geniali. ll primo è talmente complesso, bizzarro e divertente che davvero mi spiacerebbe farne una recensione rapida (nelle sue caratteristiche è unico). Del secondo abbiamo parlato poco tempo fa, scritto da John Sladek nel 1977: parodico, auto-referenziale, pieno di citazioni, sprizza ingegnosità da ogni pagina. E in una top15, o questo o Black Aura (1974) non possono mancare.
Questa lista può far storcere il naso, soddisfare o no. Certamente la mancata presenza di gente come Vindry, Boileau, Boca o Lanteaume è imperdonabile, e lo stesso vale per Leo Bruce (A Case for Three Detectives, 1936), Alan Green (What a Body!, 1949), Derek Smith (Whistle Up the Devil, 1953) e Alan Thomas (The Death of Laurence Vining, 1929).
I 15 romanzi in classifica sono stati tutti tradotti in Italia, anche se il romanzo di Rawson circola in una versione raccapricciante per quanto tagliata.
Che siate soddisfatti o meno, vi auguro buon divertimento col più splendido gioco del mondo!