lunedì 2 marzo 2015

By an Unknown Hand (1972) - John Sladek

John Sladek è stato forse l'ultimo grande maestro del locked room mystery in lingua anglosassone. Nato nel 1937 nell'Iowa, fu prima di tutto un noto scrittore di fantascienza con lo pseudonimo di Thomas M. Disch, e si legò al movimento New Wave. Già da questo si possono intuire le caratteristiche dello Sladek scrittore: bizzarro, visionario e geniale. Uno dei suoi racconti più famosi è Alien Territory (1968), «un dichiarato esperimento new wave di combinazione linguistica, dove il lettore può scegliere tra trentasei frammenti di cinque righe ciascuno, e posizionarli per la lettura nel modo a lui più gradito» (Luca Conti). 
La sua conversione al poliziesco avvenne nel 1972. Da acuto lettore il modello non poteva che essere quello del grande John Dickson Carr, con il quale condivideva le origini americane e il lungo tempo passato in Inghilterra, oltre alla passione per l'incongruo, il fantastico e l'apparentemente irrazionale. Nel 1972 appunto, il Times bandì un concorso per il miglior racconto poliziesco inedito, The Times Detective Story Competition, e chiese ad Agatha Christie di presiedere alla giuria. 
Sladek vinse, anzi stravinse, meritandosi il giudizio entusiasta della Regina proprio con questo By an Unknown Hand, un breve ma geniale racconto in cui lo scrittore americano fa esordire il suo investigatore seriale, Thackeray Phin, il quale trova i casi su cui lavorare mediante annunci pubblicitari sui quotidiani e sfidando i lettori a sottoporgli i problemi più assurdi e irrazionali. Nutritosi sino al midollo dei grandi della Golden Age (Daly King, Van Dine, Queen, Carr, Rawson), Sladek inscena una camera chiusa straordinariamente semplice, e per questo estremamente intrigante: un bizzarro artista entra nel proprio appartamento tenuto sotto sorveglianza da Phin stesso, ma quando vi si accede poco tempo dopo l'uomo è stato ucciso, strangolato. Ma la stanza è impenetrabile, non ci sono finestre né altre porte tranne quella d'ingresso, continuamente tenuta sotto osservazione dall'investigatore. La spiegazione (peccato per un indizio astutissimo che poteva essere sfruttato leggermente meglio) è davvero superba nella sua semplicità. Sladek scrive meravigliosamente, il carattere autoreferenziale del racconto, pieno di citazioni e rimandi letterari, rende la lettura ancora più gustosa e piacevole:
«A man is killed inside a locked, watched room, he thought, adding a mental groan. The killer vanishes. The sleuth gives up and commits dishonourable suicide...or else is arrested for the crime. Sherlock Holmes wasn't going to be any help at all. Phil hurried home to read some locked-room mysteries. If Dr. Fell could not cure this devil case, then perhaps Father Brown could exorcize it». Splendido.

L'americano scriverà un'altra brevissima ma altrettanto frizzante camera chiusa (The Locked Room, 1972) e due romanzi che lo consegneranno alla storia di questo genere letterario (Black Aura, 1974 e Invisible Green, 1977). Se i due romanzi sono stati tradotti in Italia - ma andrebbero ristampati - questi due racconti non hanno avuto la stessa fortuna. Ed è un peccato, perché rappresentano alcuni tra i più felici prodotti della tarda Golden Age. 

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