martedì 28 ottobre 2014

La produzione giovanile di John Dickson Carr - 2014

Negli ultimi 14 mesi ho lavorato a questo progetto, coinciso con la mia tesi di laurea magistrale all'Università di Bologna. Oddio, "lavorare" è una parola grossa, che non rende di certo il piacere che si ottiene nell'essere quotidianamente a contatto con il Maestro.
La scelta di concentrarsi su Carr ha solide basi: molto letto e apprezzato nel nostro paese, lo scrittore americano è stato, e continua ad essere, pesantemente trascurato dalla critica. I motivi sono vari: ad esempio i britannici non hanno mai accettato che un americano (vade retro) possa aver portato i loro stilemi (o almeno quelli che loro vantano di aver ideato) ad un livello ineguagliato e ineguagliabile nella storia della narrativa poliziesca. 
Abbandonato dalla critica, soprattutto perché troppo borderline e troppo complesso per coloro che desiderano solo inquadrare, schematizzare e banalizzare, Carr è uno di quei paradossali emarginati che, adeguatamente studiati, permettono di gettare una luce nuova e diversa su un periodo particolarmente sfocato e incompreso come quello della Golden Age. 
Da qui gli scopi che mi sono ripromesso di perseguire con questo lavoro: da una parte analizzare minuziosamente un momento letterario unico nella storia dell'autore, che entra nel mondo del giallo tramite vie traverse e inusuali, cercando di donare nuova dignità filologica a testi che nel nostro paese sono stati vilmente massacrati. Non può essere un caso che quattro dei cinque romanzi che, oltre ai primi racconti, costituiscono la produzione giovanile dell'americano (l'ultimo è a Poison in Jest, Piazza pulita, del 1932), siano i meno ristampati e i meno curati da un punto di vista editoriale. 
Dall'altra parte ho cercato di fornire nuove chiavi di lettura e di interpretazione al fenomeno della Golden Age, tentando di mostrare l 'inadeguatezza di una parte della critica, non solo italiana, che continua a vedere questo momento irripetibile come una aspra dicotomia dalle sfumature sessiste (British detective novel femminile vs Hard boiled school maschile e americana). Il primo sarebbe un genere senza sangue, consolatorio, per famiglie: il cozy mystery. Non poche banalità sono state scritte nel corso del tempo, e ancora parte degli studiosi (stranieri e non) rimane ancorata a concetti vecchi, erronei e pericolosi. 
Tentare non coincide sempre con riuscire, ma è meglio che non iniziare per niente.
In questi mesi ho avuto il piacere e l'onore di essere aiutato da esperti e studiosi eccezionali, che devo ringraziare: Maurizio Ascari, Roberto Pirani, Roberto Barbolini, Douglas G. Greene, Giuseppina La Ciura, Roland Lacourbe, Curtis Evans ed altri, i quali, chi più chi meno, hanno fornito un contributo prezioso.
Non ho avuto però la fortuna di scambiare qualche parola con due grandi traduttori e due straordinari studiosi, la cui operazione di restaurazione dell'opera carriana in Italia è stata semplicemente decisiva. Credo che tutti noi appassionati di mystery dobbiamo in cuor nostro dire grazie a Mauro Boncompagni e Maria Antonietta Francavilla. Grazie.

Allego l'indice del lavoro, per fornire giusto un'idea della struttura.






4 commenti:

  1. Non possiamo allora che attendere la pubblicazione in cartaceo della tua tesi! Augurissimi e complimenti per questo tuo importante contributo!

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  2. Grazie Alberto! Dovesse accadere ne darei sicuramente notizia sul blog. Ciao!

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  3. Tantissimi cari auguri anche da parte mia, già il sommario fa venir voglia di divorare il tuo saggio; spero che esso diventi un testo di riferimento per i Carriani e non (perchè pur apprezzando moltissimo l'autore, Carriano non posso ancora definirmi), te lo auguro di cuore.

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  4. Ti ringrazio molto Omar, troppo gentile!

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