martedì 12 agosto 2014

About the Murder of Geraldine Foster (Sette piccioni sporchi di sangue, o L'omicidio di Geraldine Foster, 1930) - Anthony Abbot






Charles Fulton Oursler, in arte Anthony Abbot, è uno dei grandi vandiniani di inizio anni Trenta, coloro che, negli Stati Uniti, iniziano a scrivere romanzi polizieschi sulla scia dello straordinario successo ottenuto dalle avventure di Philo Vance, il detective dilettante di S. S. Van Dine. Abbot, che tra il 1930 e il 1943 pubblica sette eccellenti titoli, è stato riscoperto in Italia solo nel 2005: grazie alle traduzioni di Igor Longo, Mondadori ha pubblicato il suo intero corpus letterario, a partire dal suo esordio, questo L'omicidio di Geraldine Foster. Polillo lo ha riproposto qualche mese fa, modificando il titolo in Sette piccioni sporchi di sangue, facendo sì che questo piccolo gioiello possa essere sempre disponibile in libreria.
Iniziamo con il dire che Abbot non è un vandiniano puro come Queen o Daly King: il suo personaggio principale non è uno snob dilettante, bensì il carismatico ma dotto Tatcher Colt, capo della polizia di New York; il suo stile non è per nulla artificioso e magniloquente come quello del suo maestro, ma più diretto e pragmatico; l'ambientazione non rimane ancorata solo agli strati più alti della società newyorkese e, infine, il metodo investigativo di Colt è a tratti quasi da police procedural, lontano dai tortuosi psicologismi di Vance. La città americana ha più sfaccettature rispetto a quella di Van Dine, la Grande Depressione è un fantasma implacabile e suoi effetti, soprattutto sui più giovani, emergono con sottile efficacia.
Ma, nel complesso, le affinità con Van Dine sono di gran lunga superiori alle differenze: c'è sempre il narratore che è anche l'autore del romanzo (Abbot è il segretario di Colt come Van Dine lo è di Vance), vi è una trama complessa e intrigante, svariati sospettati appartenenti all'alta borghesia, una soluzione sorprendente e un detective eccentrico e accentratore. Se da una parte Abbot rimarca più volte (forse anche troppe) la presunta assurdità del personaggio del "genio dilettante" - nella prefazione afferma che i delitti più complessi vengono risolti solamente da poliziotti professionisti - dall'altra regala al suo Tatcher Colt delle caratteristiche da vero vandiniano: elegantissimo, possiede una biblioteca di oltre quindicimila volumi, scrive poesie, ha nozioni scientifiche straordinarie, conosce la storia della criminologia meglio di Holmes ed è in grado di compiere veri e propri miracoli deduttivi. Inoltre tra Colt e il procuratore distrettuale, si nota lo stesso rapporto di stima-odio che c'è tra Vance e Markham. 





Che Abbot sia un grande scrittore si nota immediatamente in questo esordio pieno di pathos e tensione, in cui Colt indaga sulla morte di Geraldine Foster, impiegata, trovata orrendamente mutilata e seppellita nuda in una fossa nei pressi di una casa isolata, fuori città.
Scritto e ideato magistralmente, il romanzo scorre freneticamente fino alla conclusione, rallentato a tratti solo dal (troppo) lungo interrogatorio di Colt al dottor Maskell, in cui si ricorre alla macchina della verità, al terzo grado e addirittura al siero della verità. Non fosse per queste sequenze, il romanzo non sarebbe invecchiato di un solo giorno dalla sua pubblicazione, perché la gestione del ritmo narrativo è esemplare e la prosa di Abbot appare concisa, scorrevole e incalzante. L'intreccio poliziesco, pur non essendo perfetto, presenta idee interessanti e indizi abili, come quello che spiega per quale motivo la ragazza è stata seppellita nuda. Abbot concede inusuale spazio (per l'epoca) alle prove materiali, ai particolari macabri e alle scene forti, divertendosi a citare numerosi casi delittuosi del passato (lo scrittore è un grande appassionato di criminologia), senza per questo lasciarsi sfuggire le fila della trama. Il colpevole, infine, freddo e coerente, è quanto più di vandiniano possa esserci al mondo, nonostante un movente decisamente troppo ardito.
Un grande esordio quello di Abbot, tessuto con ardore, dai toni drammatici ma umanissimi, pieno di false piste e sentieri intricati, retto da un sapiente senso del ritmo e da una vena narrativa di prim'ordine. Insomma, alta classe.


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