mercoledì 23 luglio 2014

Stiamo perdendo la memoria storica: Intervista a Jeffery Deaver

Deaver, tra i più famosi autori contemporanei di thriller, torna in libreria con October List, edito da Rizzoli. La stampa italiana gli dedica svariate interviste in questo periodo: ieri ne ho letta una sul Resto del Carlino, oggi sul sito della Gazzetta dello Sport.
Deaver parla del suo nuovo romanzo, concepito come una inverted story, che parte dalla fine e termina con l'inizio. Ma come risponde il buon Deaver quando gli chiedono dei modelli letterari, o delle fonti a cui ha attinto per un'idea tanto rivoluzionaria?
Testualmente: "il musical Merrily we roll along di Sondheim, film come Memento di Nolan o Pulp Fiction di Tarantino". 
Bene. Peccato che l'inverted story nel poliziesco sia qualcosa di antico, inventata da Freeman a inizio 900 e utilizzata, negli anni, e in maniera decisamente superiore a Deaver, da tutti i grandi maestri, da Philip MacDonald a Charles D. King. 
Il problema è duplice: da una parte gli scrittori contemporanei si permettono di copiare a destra e sinistra impunemente - James Patterson con Mastermind, ad esempio - e dall'altra fingono di non conoscere le basi del genere letterario a cui stanno tentando di fornire un apporto. Ma ancora peggio è quando non hanno idea di chi ci sia stato prima di loro.
Quando Deaver, nel corso dell'intervista alla Gazzetta, dice: "Se pensate di avere una buona trama, studiate i migliori". Ottimo. Peccato che i nomi siano Hammett, Simenon e Camilleri. Autori di prim'ordine certo, ma veramente vengono citati per la bellezza dei loro intrecci? Sono questi gli autori di cui Deaver si nutre per le proprie trame? Auguri.
Il secondo problema, che è ancora peggiore, è lo stesso di cui parlavo tempo fa: chi legge non ha più una memoria storica. E grida al capolavoro alla prima immondizia copiata che si trova a leggere. Ancora meglio se in copertina cartonata a 20-25 euro.

Questo il link all'intervista citata: http://www.gazzetta.it/Sportlife/Tempo-Libero/22-07-2014/letteratura-jefferey-deaver-racconta-october-list-giallo-rovescio-801316574743.shtml

2 commenti:

  1. Personalmente sono un instancabile lettore di Deaver, più precisamente ho letto tutta la produzione tradotta in italiano fino ad ora, compreso l'ultimo October List.
    Deaver ha scritto, a mio avviso, alcuni ottimi thriller, purtroppo gli ultimi titoli decenti risalgono almeno a dieci anni fa, e nel frattempo non si può certo dire che non abbia pubblicato niente (il ritmo è di un libro all'anno).
    Ma romanzi come Il collezionista di ossa, Lo scheletro che balla, La sedia vuota, L'uomo scomparso sono letture più che piacevoli, con personaggi avvincenti e non troppo stereotipati, trame interessanti dove non si lesinava mai qualche bel colpo di scena e soprattutto con un ritmo e una suspense che in alcune opere raggiungevano livelli davvero estremi ed erano capaci di attaccarti al divano.
    Inoltre non è sbagliato ricordare che tutto il ciclo di Rhyme (in cui sono presenti i titoli migliori) ha portato in auge lo sci - thriller molto prima della messa in onda di CSI e affini, che possa piacere o meno, ma questo è un fatto.
    Ad ogni modo è ancora alla ricerca di quel bel ritmo e di quella ottima suspense che imperterrito continuo ad acquistare e leggere i nuovi romanzi. Ma la speranza viene delusa puntualmente da troppi anni ormai.
    Deaver, una volta trovati quei due o tre meccanismi che funzionano, non ha fatto altro che applicarli continuamente a tutti i libri che ha scritto, rendendo la sua produzione sterile, ripetitiva e, quel che è peggio, prevedibile.
    Inspiegabilmente anche la prosa dell'autore negli ultimi anni ha subito un vistoso collasso, certo non è mai stato Henry James ma lo stile pulito e leggero faceva scorrere bene la lettura, mentre le ultime opere sembrano scritte dal ghost writer di Moccia.
    E' il caso anche di questo ultimo October List: 350 pagine inutili, noiose, scritte coi piedi, confusionarie e inconsistenti per arrivare ad un banale e classico (quanto prevedibile) doppio ribaltamento finale.
    Che amarezza.
    Sull'ignoranza o la paraculaggine di non voler riconoscere ai predecessori della inverted story i loro meriti non so che dire...che davvero non sia lui a scrivere i suoi libri?

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  2. Deaver è stato un validissimo autore di Thriller, e questo non si discute. Il collezionista di ossa è un romanzo abile: certo la soluzione deve più di una cosetta a Leroux, ma nel complesso me lo ricordo come un romanzo notevole. Lo scheletro che balla forse è ancora superiore.
    Il problema è che questi scrittori osannati dalla critica si permettono di dire quello che vogliono perché la fetta di lettori a cui attingono è enorme. In Italia purtroppo la gente legge solo Deaver, Patterson, Connelly, Cornwell e Dan Brown. Per non parlare di quella schiera di scrittori che compaiono nella Newton con slogan altisonanti.
    Sono tutti validi artigiani, chi più chi meno; ma poi nessuno conosce i grandi Maestri: Reginald Hill, Elmore Leonard, Crumley, Sallis, Lee Burke, Willeford o Lansdale.
    E che qualcuno non dica "eh no ma uno è thriller e l'altro noir"! Perché i grandi maestri del poliziesco fanno tutti parte della stessa medaglia: a qualunque genere appartenga un grande autore resta un grande autore.
    D'altronde anche io leggevo Deaver e Patterson. Poi un giorno ho conosciuto Carr, Queen, MacDonald. E ho iniziato a chiedermi se il mondo di appartenenza fosse lo stesso.
    Poi Deaver ha deciso che i più grandi racconti della storia del genere erano quelli raccolti in Suspense. Il che è molto simile ad andare a scuola di trame da Simenon.

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