venerdì 14 agosto 2015

Through a Glass, Darkly (Come in uno specchio, 1950) - Helen McCloy

Helen McCloy, scrittrice, giornalista, critica d'arte e corrispondente dell'Europa per numerosi quotidiani e riviste statunitensi, è stata una delle maggiori scrittrici americane di romanzi polizieschi del secolo scorso. Poco conosciuta in Italia, spesso trascurata e sottovalutata, è in realtà un'autrice brillante, colta, capace di muoversi abilmente all'interno di diversi generi letterari sempre con la medesima efficacia.
Questo romanzo, molto ben tradotto da Marilena Caselli e pubblicato come Lo specchio del male (da Mondadori) e Come in uno specchio (da Polillo), è il suo più celebre e il più ristampato dell'intero corpus. È un capolavoro, denso di significati, complesso, e necessita di più di una lettura.
Faustina Crayle, giovane e mite insegnante di disegno, viene licenziata improvvisamente e senza spiegazioni dalla scuola femminile in cui lavora, dopo appena poche settimane dall'inizio delle lezioni. Su richiesta della fidanzata, amica di Faustina, lo psichiatra Basil Willing accetta di investigare su una situazione che piano piano assume connotati sempre più bizzarri. Interrogando la signora Lightfoot, la preside della scuola, Willing viene a scoprire che sia studentesse sia professoresse sostenevano di aver visto Faustina "in luoghi dove non poteva trovarsi": in più di un'occasione la giovane professoressa era stata avvistata contemporaneamente in due luoghi diversi, non di rado in atteggiamenti ai limiti dell'assurdo. È davvero il doppio di Faustina, il "doppelgänger", quello che si sta materializzando nella scuola? E chi è quella ragazza tale e quale a Faustina che è stata vista spingere giù per le scale un'altra insegnante, uccidendola, nello stesso momento in cui la vera Faustina stava parlando al telefono con la propria amica?
Through a Glass, Darkly risente in parte dello stato in cui versava il mystery dopo la seconda Guerra Mondiale: troviamo riferimenti al conflitto, alla diffidenza degli americani verso i tedeschi, ma anche a tematiche come la memoria cosciente, il subconscio, lo sdoppiamento della personalità e il sonnambulismo, a testimoniare la decisa virata verso la componente "psicologica" del mystery classico (non è un caso che il suo investigatore sia uno psichiatra, se non erro il primo nella storia del genere). Nello stesso tempo, però, McCloy si dimostra ancora saldamente ancorata a certi stilemi precedenti: la complessità del plot, la ricchezza di indizi e false piste, la misdirection, e soprattutto l'elemento fantastico. L'autrice è affascinata dall'opera di John Dickson Carr (ma anche da Le Fanu e Hodgson), e dal tema del doppio, e questo romanzo è un vero e proprio trionfo del Fantastico. Pur contenendo, alla fine, una possibile soluzione razionale, essa non convince del tutto (anche se il modo in cui l'assassino avrebbe condotto alla morte la povera Faustina è assolutamente geniale), e l'ambiguo e sospeso finale ne è la prova concreta.
Detection e fantastico si fondono in una miscela sublime, resa tale da uno stile brillante, denso e coltissimo. L'autrice è una straordinaria pittrice di volti, dalla prosa atmosferica e metaforica. Tensione sottile ma incessante, clima inquietante, meravigliosa resa dei personaggi, grande attenzione al dettaglio e ai meccanismi della paura. Imperversa il maligno in questo romanzo, ed è difficile staccarsi dal testo, che ci rapisce e stordisce dalla primissima pagina.
Celebrato da quasi tutti i grandi esperti di "locked room mystery", Through a Glass, Darkly non è una reale camera chiusa, ma rientra nel campo dell' "apparentemente impossibile". 
A me la prima parte ha sempre ricordato Suspiria, superbo capolavoro dell'horror diretto dal maestro Dario Argento nel 1977. Ma se Argento è un poeta visionario, maledetto, che ama l'accumulo, lo straniante, ed è stilisticamente tortuoso, McCloy è un architetto del fantastico, e attacca i nervi del lettore in modo totalmente differente. A tratti, però, il risultato è il medesimo. 
Del testo vi è anche una versione preparatoria, ovvero un racconto scritto nel 1948 e reperibile nel volume della Crippen & Landru The Pleasant Assassin and Other Cases of Dr. Basil Willing (2003). Sergio Angelini, nel suo bellissimo blog, parla di un racconto più snello rispetto al romanzo, privo dell’intermezzo amoroso tra Willing e Gisela e del primo omicidio, elementi che a suo modo di vedere appesantirebbero la versione lunga. Egli nota inoltre le troppe coincidenze e la farraginosità del meccanismo del primo delitto, e la debolezza del movente; dubbi accettabili, certo, a patto però che si consideri questo testo “puramente poliziesco”, cosa di cui dubito fortemente.
Tra i piaceri della vita, c'è sicuramente leggere questo romanzo, un indimenticabile gioiello del fantastico intriso di detection.

4 commenti:

  1. Di Through a Glass, Darkly ricordo soprattutto la fine, una delle meno rassicuranti che mi sia capitato di incontrare.
    Col senno del poi, mi spiace averlo letto prima di Gaudy Night di Dorothy Sayers (che precede Through a Glass, Darkly come data di pubblicazione). L'ambientazione, una certa vibrazione inquietante di fondo, la coppia detective + intellettuale legata alla scuola... insomma, sarebbe stato interessante poter rintracciare possibili influenze.

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  2. Assolutamente sì, sarebbe interessante poter abbozzare una comparazione, partendo sempre dalle grandi differenze di formazione, ideologia ed estetica delle due autrici e del diversissimo contesto storico nel quale scrivono (Gaudy Night è del 1935 ed è un romanzo monumentale, forse anche per questo mai tradotto in Italia).
    Dici bene del finale, assolutamente non rassicurante, come del resto lo sono tanti finali di Golden Age novels: spesso la critica fa riferimento (con sprezzo) a certe opere focalizzandosi sui concetti di restauro dell'ordine, consolazione, coziness etc. Difficile trovare qualcosa di rassicurante in questo romanzo, come anche in The Nine Tailors della Sayers, in molti Carr (soprattutto del primo), in Queen, tantomeno nella Christie. Certo, in questo romanzo della McCloy il finale è davvero sconvolgente, e non potrebbe essere altrimenti.

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  3. Confermo tutto quanto da Voi detto, Ho letto il libro poco tempo fa nella edizione Polillo. Un capolavoro assoluto, che va ben oltre il libro di genere e si presta a vari livelli di lettura. Mi ha ricordato un altro capolavoro scritto questa volta da Carr: La Corte delle Streghe.
    Saluti
    Guido

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  4. L'autrice era certamente molto affascinata da Carr, e aveva il suo romanzo, che resta tra le cose più memorabili mai scritte nella storia della narrativa fantastica.

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