domenica 5 luglio 2015

Il Canone Holmesiano - Parte 4

The Hound of the Baskervilles

La fama che circonda questo romanzo ha assunto, nel corso del tempo, dimensioni gigantesche. Chi non conosce il più famoso romanzo di Doyle e la più celebre impresa di Holmes, sia esso in forma romanzo, adattamento cinematografico o serie televisiva. Si è parlato a lungo di questo testo, ma credo che ci sia ancora molto da scavare all'interno di questa incredibile opera letteraria.
È noto come e soprattutto perché Doyle decise di riesumare il personaggio di Holmes, di cui aveva provato a liberarsi qualche anno prima (ma nessuno aveva mai trovato il suo cadavere, ripeteva sempre l'autore); ma lo fa a modo suo, retrodatando l'avventura, e proponendo al lettore una storia dai toni molto differenti rispetto ai romanzi precedenti, intrisa di morte, pazzia, violenza e paura verso l'ignoto.
L'intero romanzo è impregnato di degenerazione, quella sindrome che da biologica si era ormai tramutata in storica, e che caratterizzava il criminale e il deviato secondo la contemporanea scienza antropologica. C'è tutto in quest'opera: delinquenti atavici, regrediti a stadi precedenti alla civiltà, i temi dell'ereditarietà e del libero arbitrio, la paura verso la regressione che le teorie di Darwin avevano sollevato, temi e tonalità gotiche che si intrecciano a strutture da detective story, senza arrivare ad una vera e propria soluzione. 
Michael Dirda, in un recente saggio su John Dickson Carr, ha  aperto descrivendo cosa si prova leggendo questo romanzo, con la sua atmosfera inquietante, da brivido, le superbe descrizioni della brughiera, il clima di morte e follia che aleggiano dalla prima all'ultima pagina, e che ritroviamo solo nell'opera del grande JDC, l'unico che ha plasmato l'arte di Doyle per poi condurla a vette inarrivabili. Questo romanzo ha, ad ogni rilettura, qualcosa in più da raccontare: è un romanzo gotico o un testo poliziesco, si sono chiesti alcuni critici, e la risposta è sempre stata parziale, sfumata. 
Michael Cook ha dedicato pagine importanti a questa problematica, come emerge in Detective Fiction and the Ghost Story (2014), ma mi piacerebbe citare anche un eccellente articolo di Nills Clausson, del 2005, intitolato Degeneration, Fin de Siècle Gothic and the Science of Detection. Lo studioso mette molta carne al fuoco, e spesso sono in accordo con le sue conclusioni: ad esempio l'idea che Watson racconti una storia gotica, mentre Holmes si vanti di scriverne una poliziesca, che altro non è se non la soluzione del mistero gotico. C'è un conflitto, inevitabile, nei toni, nelle strutture e nelle finalità di questi due generi letterari, che nel degenerato e complesso Fin de Siècle subiscono una ridefinizione e dei mutamenti ancora non ben compresi dalla critica.
Lo scontro tra il buio delle tenebre della brughiera e la luminosità della ragione holmesiana finisce per confondersi in una melma dai colori indistinti, la scienza positivista ha da tempo lasciato la mente di Doyle, che si interroga sul male e sulla violenza dell'uomo, sulla vita e la morte. E, alla fine, se al "problema poliziesco" vi può essere una risposta, pur vaga, al resto, incarnato dal dramma gotico, non c'è spiegazione. La tensione tra razionale e sovrannaturale è centrale nell'evoluzione del mystery, e Il mastino dei Baskerville ben spiega perché Fin de Siècle-Gothic e detective fiction abbiano radici all'interno dello stesso genere letterario, il romanzo gotico tradizionale. Nel Novecento i generi prenderanno strade diverse, ma il germe dell'ereditarietà, si sa, non lascia scampo.
Dare una definizione qualitativa al romanzo lascia il tempo che trova: mi limito a dire che è tra i più grandi romanzi del Novecento e certamente il capolavoro di Doyle.

15 commenti:

  1. Articolo molto bello, Stefano. Hai ragione tu; non è possibile giudicare un simile capolavoro, solo sottolineare che è tale. Una curiosità; quali sono, secondo te, i romanzi di Carr (anche tra quelli tardi o meno riusciti) dove si respira maggiormente l'atmosfera stile Baskerville da te ottimamente descritta? giusto per sapere (ma io devo leggerne ancora un bel po', di Carr) se sono gli stessi che penso io.

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  2. Ciao Omar, ti ringrazio.
    L'atmosfera è l'elemento più importante insieme al plot in un'opera di fiction (che sia essa romanzo, film o serie televisiva). L'atmosfera del Mastino è inarrivabile nella sua specificità, perché è solo velata di soprannaturale, e porta il lettore in un regno oscuro senza tramortirlo con una componente "apertamente" fantastica. La differenza con Carr è che l'americano spinge più sul fantastico, da una parte complicando il plot, e dall'altra facendo accadere l'impossibile.
    Carr fa sua la lezione di Doyle ma necessariamente la trasforma. Sono due scrittori diversi, ma in alcune opere ci fanno emozionare allo stesso modo: penso a Lettore in guardia!, Il mostro del plenilunio, Le tre bare, La casa stregata, Il cantuccio della strega, L'automa e tanto altro che mi sto dimenticando.

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  3. In questo periodo sto rileggendo "Il taccuino di SH" ed è proprio in questo volume di racconti, tanti dei quali sono poco riusciti o auto-rivisitazioni di alcuni dei primi racconti del canone (I tre Garrideb ripropone La lega dai capelli rossi, Il soldato Sbiancato ripropone La faccia gialla, etc. )che emerge tutta la differenza di statura tra Doyle e Carr. Ora, se lo stile di Doyle resta forse il più amabile e leggibile di sempre, a livello di Contenuti Carr andò talmente oltre da sfidare solo se stesso, anche se lo stile è certo meno immediato; come paragonare i primi film di Hitchcock con i capolavori della maturità, per intendersi, e anche se amo i primi quanto i secondi, la differenza tecnica è netta.
    Concordo coi titoli da te citati, ma aggiungo una considerazione forse errata, nella quale tu mi puoi eventualmente senz'altro correggere; non trovi che nei tardissimi romanzi Carriani come "La casa" , "Il mezzogiorno dei fantasmi, "I fantasmi della casa maledetta" o anche "Tutto bene Dottor Fell" ci sia, anche se spostati nel profondo sud degli States, un prepotente recupero delle atmosfere dei romanzi da te nominati, tutti o quasi degli anni trenta? Come se l'autore, senza più molte idee a livello di intreccio, volesse recuperare almeno l'atmosfera dei suoi anni migliori?

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  4. Io ammetto di essere un fan anche dell'ultimo Doyle, trovo molto divertenti anche i racconti de L'ultimo saluto e de Il taccuino, anche se certamente come dici tu sono molto meno riusciti dei precedenti.
    Per quanto riguarda Carr, la sua narrativa post-1950s è certamente meno incentrata sul plot e più sulle atmosfere: in parte è dovuto a delle condizioni di salute che mano a mano peggioravano, in parte ad una diversa concezione della narrativa poliziesca. Emergono altre sue passioni, come il racconto della Storia, l'opportunità di giocare con il passato e i generi letterari, e quindi non è sbagliato dire che siano testi più atmosferici. Anzi, il bello sta proprio in questa capacità di farci vivere quei momenti con vivido realismo e un tocco di nostalgia.

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  5. Ma anche a me piace moltissimo l'ultimo SH, visto che di Conan Doyle ho letto avidamente anche le liste della spesa :) soltanto che le ultime due raccolte sono, seppur adorabili, un poco datate, e un racconto il particolare, quello dell'uomo che cammina a quattro zampe, è francamente improponibile, con tutto il bene che voglio all'autore. Però è l'unico racconto del canone che trovo insufficiente, alla fin fine.

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  6. Ciao Stefano e ciao Omar (amico blogger che gia conosco)
    Curiosando su internet ho trovato il tuo blog molto interessante. Sono un appassionato holmesiano dell associazione e amante del giallo classico di livello..cercherò sul treno di leggere quanto hai scritto su Doyle e Carr con curiosità..saluti ancora a entrambi

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  7. Eccomi, commento su questa 4 parte il mio giudizio.
    Come ha fatto Omar sul suo blog, trovo la tua disamina molto puntuale e indovinata, ( non ho trovato la parte 2, forse è cancellata?)
    Doyle. Una capacità di narrazione stilistica, somma ( la migliore di sempre?) che mi ha fatto apprezzare anche brani tipo "l'ascensore" o "la moglie del fisiologo" o L'uomo di arcangelo, tramette che scritte da altri sarebbero state risibili...
    Cosa indovina Doyle rispetto a Carr e Chesterton? Il personaggio è "figo", indiscutibilmente, cosa che non possiamo estendere al 100% al pretino miope e al professore di lessicografia obeso in pensione, ammettiamolo.
    Personaggio che vanta il più alto numero di attori cimentati a recitarlo di tutto il cinema ( 71)
    Eppure Doyle non vi si dedicava con sommo amore, prediligendo altre scritture e tentativi come il fantastico, lo storico, il soprannaturale. E cosi fa errori grossolani, tipo non ricordare dove fosse ferito Watson ( nei primi è la gamba...poi diventa la...spalla!!!) oppure far declamare a memoria Petrarca a un HOlmes digiuno totale di letteratura...
    Per chi si avvicinasse a Holmes ma non vuole investire in una lettura totale consiglio, a meno di 100 € il cofanetto di Jeremy Brett che interpreto' Holmes in quasi tutte le avventure (44) sono episodi di 1 h fedelissimi al testo , esclusi un paio, che permettono il ricordo nella memoria periodico senza dover rileggere l'opera, per i più appassionati come me.

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  8. Ciao Giordano!
    Anche io sono fan di Doyle e membro dell'associazione (da poco, devo dire). La seconda parte la puoi trovare a questo link: http://lequattrobare.blogspot.it/2014/09/il-canone-holmesiano-parte-2_11.html
    Stilisticamente Doyle è molto efficace, soprattutto nei racconti, dove esprime il meglio di se stesso.
    Per quanto ami Doyle, però, non è nulla in confronto a ciò che provo per Carr, per il quale ho una venerazione totale, e a cui ho dedicato buona parte delle mie (giovani) ricerche. Non sono un particolare fan di Holmes come personaggio invece, tantomeno nelle sue versioni cinematografiche (ma sono gusti, sia chiaro). Adoro Fell, e anche Padre Brown. Sulle qualità di Doyle come narratore si potrebbe discutere molto, certo è che ha avuto ottimi risultati in tanti generi, e credo abbia contribuito più di tanti altri all'evoluzione e alla codificazione dei generi letterari.
    Hai ragione sulle sue sviste, ma credo che, per quanto un po' abborracciati, alcuni degli ultimi racconti siano i suoi veri capolavori.

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  9. Grazie Stefano per la risposta . Perdonami non volevo dare l'idea di pontificare sul concetto di Holmes figo e di Fell e Brown riduttivi...era solo una personale sensazione.
    Mi sono interessato di giallistica da appena un paio di anni...dopo Doyle ho leggicchiato qua e la ( Polillo) e ho trovato forte interesse per Carr. Ho letto tre bare automa cantuccio e terrore mormora che giudico il migliore finora. Approfitto della tua conoscenza...puoi consigliarmi gli imperdibili d Carr? Quali sono? So che dopo il 45 ha un vistoso calo ...e nn vorrei perdere tempo ecco perché mi affido molto alle recensioni come anche quelle di Omar. Grazie.

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  10. Già Omar mene consigliò alcuni...vorrei fare match dei diversi consigli per scegliere via via...

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  11. Carr non ebbe un calo dopo il 1950 (tra il 1945 e il 1950 ci sono capolavori, come Il terrore che mormora), ma diciamo che spostò le proprie attenzioni ad altro. Ed è chiaro che a questo punto è una questione di gusti; chi non ama troppo il romanzo storico intriso di fantastico può mal digerire certi romanzi. Di certo i plot non erano quelli degli anni 30, complici anche svariati problemi di salute che minarono la sua capacità narrativa.
    Su cosa consigliarti, io credo che esclusi 4-5 testi minori (Piazza pulita, Terrore al castello, Delitto a bordo, Quattro armi false), tutti i romanzi degli anni 30 siano dei capolavori assoluti. Su tutti L'arte di uccidere, Il cappellaio matto, La casa stregata, Le penne di pavone, L'occhio di Giuda, Occhiali neri, Lettore in guardia, La vedova rossa e I delitti dell'Unicorno.

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  12. Grazie. a tal proposito mi permetto di consigliarti una cosa visto che sei esperto del tema..risponderesti a un quesito che ha il 90 % dei neoappassionati alla Golden Age.
    Fare un post /classifica dei 10/15 imperdibili carriani con mini trama lancio senza spoiler...sarebbe davvero interessante. Molti di noi hanno il rischio di subissarsi 250 pag di polpetta perdendo tempo..invece avere un sentore d trama potrebbe ausiliare molto. GRAZIE!

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  13. Guarda, io non credo si possano mai avere 250 pagine di polpettone in un romanzo di Carr (forse solo tra gli ultimi), mentre, come detto, se cerchi nei romanzi 1934-1939 trovi praticamente solo capolavori. Poi è chiaro che uno ha certi gusti, ma descrivere una trama di Carr, oltretutto senza spoiler, in 3-4 righe è impossibile. Non credo ad un lettore cambi qualcosa tra una stanza che uccide (La vedova rossa), uomini che si gettano da torri senza motivo (Il caso dei suicidi), assassini capaci di essere nello stesso momento in due luoghi diversi (Occhiali neri) o che conoscono un modo per uccidere passando attraverso i muri (L'occhio di Giuda).

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  14. Grazie cmq! Precedenza ai Carr sul comodino ! Alla prossima

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  15. Non te ne pentirai, almeno me lo auguro :)

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