giovedì 20 novembre 2014

The Murders in Praed Street (I delitti di Praed Street, 1928) - John Rhode



Cecil John Charles Street, in arte John Rhode, è stata una delle firme più prestigiose nella storia della Golden Age del romanzo poliziesco. Ufficiale di carriera nell'esercito britannico durante la prima Guerra Mondiale, esordisce nella narrativa gialla nel 1924 con The Paddington Mystery, un non memorabile romanzo, ancora inedito in Italia, in cui fa la sua prima apparizione il celebre Lancelot Priestley, ex docente di matematica, ora scienziato e detective dilettante, protagonista delle avventure a firma John Rhode. 
Lo scrittore inglese sarà uno dei più prolifici dei suoi tempi (si contano circa 140 romanzi) e userà una svariata quantità di pseudonimi, di cui il più famoso è Miles Burton.
La figura di Rhode, insieme a quelle di tanti altri grandi autori di mystery del tempo, è lentamente caduta nel dimenticatoio. Questo è principalmente dovuto ad una critica letteraria al limite del tirannico, in cui le posizioni di pochi ma carismatici studiosi, del tutto arbitrarie, hanno avuto un peso eccessivo e duraturo. Tra questi c'è ovviamente Julian Symons. L'autore del saggio Bloody Murder, poco appassionato di mystery puzzle-oriented, definì Rhode e altri maestri della detection della prima Golden Age (J.J. Connington, Freeman W. Crofts, Henry Wade etc) "humdrums", sostanzialmente noiosi. 
Da quel momento, su di loro si chiuse una sorta di gigantesco sipario che solo oggi sta iniziando a dischiudersi, grazie anche all'opera critica di brillanti studiosi come Curtis Evans, che ha affrontato il corpus di questi autori nel suo recente Masters of the Humdrum Mystery: Cecil John Charles Street, Alfred Albert Stewart, Freeman Wills Crofts and the British Detective Novel, 1920-1961 (2012).
Rhode e gli altri sono stati definiti humdrums a causa, innanzitutto, di un legame ancora forte con la generazione precedente di autori britannici (Conan Doyle, Freeman, Wallace), da cui essi mutuano atmosfere ed espedienti (le nebbiose atmosfere londinesi, la propensione all'uso di gas e veleni o gadgets diabolici etc), e in secondo luogo per il privilegio concesso alla trama, che determinerebbe uno spazio ridotto per la costruzione dei personaggi. 
Il decennio in cui questi scrittori, che svolgevano principalmente lavori matematici (Rhode e Crofts erano ingegneri, Connington un insigne chimico), fanno il loro trionfale esordio (gli anni Venti) è indiscutibilmente quello degli humdrums, coloro che rappresentano la scuola scientifica e tecnica della detection britannica. In direzione contraria ci sono quegli autori, come la Sayers o la Christie, che seguono principalmente le tracce di altri capisaldi del genere, come Green, Collins o Bentley. Tale differenza si nota anche nella scelta degli investigatori, così lontani da geni distaccati come Poirot o Lord Peter Wismey: gli eroi degli humdrums sono soprattutto poliziotti metodici, brillanti ma non infallibili, che lavorano sul campo (il Sir Clinton Driffield di Connington o il French di Crofts) e tutt'altro che romantici (come il Lancelot Pristley di Rhode, cinico ed arcigno matematico). Sono scrittori meno preoccupati di ingannare i lettori rispetto ai maestri Christie, Carr e Queen, più attenti a costruire una trama tecnicamente valida capace di reggere un'indagine accurata e precisa. Ma a differenza di ciò che si può pensare, sono anche degli abilissimi narratori, e The Murders in Praed Street ne è un esempio piuttosto calzante.




Pubblicato nel 1928, è innanzitutto uno dei primi esempi di giallo incentrato sul tema del serial killer, un pazzo assassino che, apparentemente senza motivo logico, semina il panico nei sobborghi londinesi (Curtis Evans e Martin Edwards sostengono sia il primo in assoluto). Detto questo, il romanzo è interessante per un'altra ragione, ovvero perché mostra le eccellenti capacità letterarie di John Rhode: l'intera prima parte, in cui l'autore descrive con una penna delicata ed elegante la brulicante e vivace Londra di periferia, è assolutamente deliziosa. Anguste vette, squallidi bar, piccole e confortevoli casupole, artigiani di ogni tipo, astrologi ed indovini, tutti avvolti nella glaciale nebbia novembrina. La naturalezza con cui Rhode dipinge gli ambienti, costruisce i personaggi e nel frattempo genera tensione narrativa a partire da omicidi privi di senso, accomunati solo dal ritrovamento sulla scena del delitto di gettoni numerati, sono di gran lunga i motivi di maggior interesse del romanzo. 
La seconda parte infatti, in cui il Dottor Priestley viene chiamato ad indagare, è decisamente meno riuscita: alcuni passaggi sono troppo prolissi, i più importanti snodi narrativi iniziano ad essere prevedibili e l'assassino, a un certo punto, è talmente evidente per il lettore (ma non per l'investigatore) che desta più di una perplessità. 
Sembra paradossale, ma ciò che rende questo romanzo meno riuscito è proprio l'elemento in cui Rhode solitamente eccelle, ovvero quello dell'investigazione: Priestley indovina il motivo che sta alla base degli omicidi, ma per il resto non abbozza un ragionamento né una mezza deduzione, e anzi finisce nelle mani dell'assassino in maniera del tutto improponibile per un uomo della sua intelligenza: "Priestley does nothing but blunder around and get himself nearly gasse", scrivono Barzun e Taylor.
Nel testo pesa, soprattutto, il retaggio sherlockiano: lo scontro nella brughiera tra Priestley e l'assassino rimanda a Holmes vs Moriarty e a certe atmosfere del Dartmoor; il movente degli omicidi è un classico motivo conandoliano leggermente adattato (una storia di vendetta che ha radici nel passato, portata avanti da personaggi senza scrupoli ma di ferrea e piuttosto fasulla moralità); inoltre il meccanismo di uno dei delitti è molto simile a quello de L'avventura della casa vuota, il racconto che apre la raccolta Il ritorno di Sherlock Holmes (1905), anche se Rhode si mostra, rispetto a Conan Doyle, più astuto e leale verso il lettore. 
Nel complesso I delitti di Praed Street è una lettura piacevole e soddisfacente, che rivela adeguatamente le robuste doti da romanziere dello scrittore britannico, tacciato, a torto, di essere solamente un puro creatore di enigmi: "while this admitted lapse in the Professor's normally keen mental processes may disappoint the readers, Praed Street nevertheless is a most readable tale" (Curtis Evans).

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