La seconda stagione della serie televisiva britannica
Jonathan Creek, imperniata su delitti impossibili e camere chiuse, è
leggermente inferiore alla prima, di cui abbiamo
parlato non molto tempo fa. Andata in onda tra il gennaio e il febbraio del
1998, è caratterizzata da 4 episodi da 50 minuti e 1 singolo da un’ora, diviso
in due parti.
Il livello degli enigmi presentati è comunque sorprendentemente
alto, e propone situazioni bizzarre e apparentemente inspiegabili, risolte
spesso in modo diabolico, anche se in alcune occasioni si tira leggermente
troppo la corda del cervellotico.
Come la scorsa volta, inserirò una valutazione da * a *****,
e citerò, in fondo, anche la votazione data dal critico Roland Lacourbe nel suo
1001 Chambres Closes Annexes, in cui il francese ha minuziosamente esaminato
tutta la serie.
1 Danse Macabre ****
Di ritorno da una festa in maschera, la notte di Halloween,
la celebre scrittrice Emma Lazarus viene uccisa nel proprio appartamento.
L’assassino, vistosi scoperto, scende le scale per fuggire facendosi scudo con
la sorella, ma sembra finire in una trappola quando si getta dentro un garage
vuoto, chiudendosi dall'interno. All’arrivo della polizia però, viene trovata solo la donna, incosciente e tramortita, mentre l’assassino è svanito nel
nulla.
La seconda stagione parte con un episodio straordinario: come
ritmo, tensione e soprattutto atmosfera è di gran lunga il migliore della
stagione e uno dei più avvincenti di sempre; l’enigma proposto è un classico, e
a differenza del solito gli indizi per risolverlo abbondano. Nonostante tutto la soluzione resta brillante, pur nella sua semplicità. Gli appassionati non ci metteranno troppo
a capire come sono andate le cose, ma questo non inficia la
piacevolezza della visione.
voto Lacourbe: ****
2 Time Waits for Norman **
Non c’è molto da dire riguardo questo secondo episodio,
appena sufficiente per gli standard della serie. L’enigma proposto è astuto ed
interessante: Norman Stangerson, apparentemente negli Stati Uniti per un
viaggio di lavoro, viene fotografato all’uscita di un fast-food. Come è
possibile che un vegetariano come lui venga sorpreso a mangiare hamburger? Ma
soprattutto, come può trovarsi in due luoghi contemporaneamente?
La storia lascerebbe presagire grandi cose, ma l’episodio
scorre via lentamente e senza guizzi, e la soluzione è davvero troppo
complicata e difficile da accettare, con una miriade di incongruenze e un filo di
presunzione.
voto Lacourbe: ***
3 The Scented Room ***
Un dipinto di El Greco scompare nel nulla da una stanza
ermeticamente chiusa dall’interno e priva di uscite, continuamente tenuta sotto
osservazione. La trama di questo terzo episodio, forse il meno tortuoso di tutta la serie, è lineare e semplice, si guarda con piacere e resta tutt'ora particolarmente
godibile al di là dei meccanismi polizieschi, non certo raffinatissimi. In ogni
caso la soluzione non è malvagia, anche se appare piuttosto ardita e quasi impossibile
da attuare.
voto Lacourbe: **
4 At the Gallows Gate ****
Dopo due episodi minori, il quarto della stagione riporta
alto il livello di spettacolarità. Diviso in due parti da 50 minuti l’una,
propone una doppia situazione impossibile che stuzzica la mente di ogni
appassionato. Un testimone oculare nota accidentalmente attraverso una finestra l'omicidio di una ragazza, strangolata da un uomo. All’arrivo sul posto,
pochissimo tempo dopo, la casa appare del tutto impenetrabile perché ogni porta e
finestra è sprangata dall’interno, ma il cadavere viene ugualmente trovato
dalla polizia. Com’è fuggito l’assassino? Ma soprattutto, com’è possibile che
l’assassino distintamente visto dal testimone sia un ragazzo morto pochissimo
tempo prima, suicidatosi di fronte a tutti i suoi amici?
L’intreccio è geniale, complesso e pieno di indizi (su tutti,
dei calzini sporchi, straordinario), in cui tutto alla fine sarà ribaltato.
Peccato per qualche leggera forzatura (il suicidio del ragazzo), perché
l’intero episodio è un grandissimo esempio di misdirection, in cui veniamo letteralmente portati a guardare dalla parte sbagliata dall’inizio alla fine.
voto Lacourbe: ****
5 The Mother Redcap ****
Nonostante le frequenti minacce di morte, un importante uomo politico rifiuta di venire a patti con la criminalità e ordina così un incredibile
spiegamento di forze dell’ordine, con il compito di sorvegliare continuamente la propria abitazione e le sue stanze. Tuttavia, una mattina, l’uomo viene trovato morto nella stanza da letto in cui dormiva insieme alla
moglie, ermeticamente chiusa e tenuta sotto controllo. Le cause del decesso sembrano oscure, ma quella leggera ferita da lama sul cadavere è più di un indizio..
La seconda stagione si chiude con un altro episodio notevole,
sfortunatamente macchiato da un subplot non particolarmente riuscito né
coinvolgente, che concorre alla formazione della situazione impossibile. E’ un
peccato, perché la trama presenta un delitto congegnato alla perfezione, che
mescola un vecchio Edgar Wallace (I quattro giusti, rievocato sia nella trama che, in
parte, nella soluzione) al classicissimo Zangwill (Il grande mistero di Bow),
giungendo ad uno scioglimento ottimo, che poteva risultare però ancora migliore.
Come punto di forza ci sono anche molti indizi astuti (l’orario di una sveglia,
i segni sul corpo) e un Alan Davis in forma smagliante.
voto Lacourbe: *****
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