Negli ultimi 14 mesi ho lavorato a questo progetto, coinciso con la mia tesi di laurea magistrale all'Università di Bologna. Oddio, "lavorare" è una parola grossa, che non rende di certo il piacere che si ottiene nell'essere quotidianamente a contatto con il Maestro.
La scelta di concentrarsi su Carr ha solide basi: molto letto e apprezzato nel nostro paese, lo scrittore americano è stato, e continua ad essere, pesantemente trascurato dalla critica. I motivi sono vari: ad esempio i britannici non hanno mai accettato che un americano (vade retro) possa aver portato i loro stilemi (o almeno quelli che loro vantano di aver ideato) ad un livello ineguagliato e ineguagliabile nella storia della narrativa poliziesca.
Abbandonato dalla critica, soprattutto perché troppo borderline e troppo complesso per coloro che desiderano solo inquadrare, schematizzare e banalizzare, Carr è uno di quei paradossali emarginati che, adeguatamente studiati, permettono di gettare una luce nuova e diversa su un periodo particolarmente sfocato e incompreso come quello della Golden Age.
Da qui gli scopi che mi sono ripromesso di perseguire con questo lavoro: da una parte analizzare minuziosamente un momento letterario unico nella storia dell'autore, che entra nel mondo del giallo tramite vie traverse e inusuali, cercando di donare nuova dignità filologica a testi che nel nostro paese sono stati vilmente massacrati. Non può essere un caso che quattro dei cinque romanzi che, oltre ai primi racconti, costituiscono la produzione giovanile dell'americano (l'ultimo è a Poison in Jest, Piazza pulita, del 1932), siano i meno ristampati e i meno curati da un punto di vista editoriale.
Dall'altra parte ho cercato di fornire nuove chiavi di lettura e di interpretazione al fenomeno della Golden Age, tentando di mostrare l 'inadeguatezza di una parte della critica, non solo italiana, che continua a vedere questo momento irripetibile come una aspra dicotomia dalle sfumature sessiste (British detective novel femminile vs Hard boiled school maschile e americana). Il primo sarebbe un genere senza sangue, consolatorio, per famiglie: il cozy mystery. Non poche banalità sono state scritte nel corso del tempo, e ancora parte degli studiosi (stranieri e non) rimane ancorata a concetti vecchi, erronei e pericolosi.
Tentare non coincide sempre con riuscire, ma è meglio che non iniziare per niente.
In questi mesi ho avuto il piacere e l'onore di essere aiutato da esperti e studiosi eccezionali, che devo ringraziare: Maurizio Ascari, Roberto Pirani, Roberto Barbolini, Douglas G. Greene, Giuseppina La Ciura, Roland Lacourbe, Curtis Evans ed altri, i quali, chi più chi meno, hanno fornito un contributo prezioso.
Non ho avuto però la fortuna di scambiare qualche parola con due grandi traduttori e due straordinari studiosi, la cui operazione di restaurazione dell'opera carriana in Italia è stata semplicemente decisiva. Credo che tutti noi appassionati di mystery dobbiamo in cuor nostro dire grazie a Mauro Boncompagni e Maria Antonietta Francavilla. Grazie.
Non possiamo allora che attendere la pubblicazione in cartaceo della tua tesi! Augurissimi e complimenti per questo tuo importante contributo!
RispondiEliminaGrazie Alberto! Dovesse accadere ne darei sicuramente notizia sul blog. Ciao!
RispondiEliminaTantissimi cari auguri anche da parte mia, già il sommario fa venir voglia di divorare il tuo saggio; spero che esso diventi un testo di riferimento per i Carriani e non (perchè pur apprezzando moltissimo l'autore, Carriano non posso ancora definirmi), te lo auguro di cuore.
RispondiEliminaTi ringrazio molto Omar, troppo gentile!
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