martedì 8 aprile 2014

The Rasp (Campana a morto, 1924) - Philip MacDonald, l'esordio di un Genio





Il periodo immediatamente successivo alla fine del primo conflitto mondiale è particolarmente vibrante per la storia del poliziesco: iniziano ad esordire alcuni tra i più grandi Maestri del genere, chi per motivi economici e finanziari, chi per semplice diletto. Prima la Christie, poi Crofts, Milne, Sayers, Berkeley, Van Dine etc. 
Ma nel 1924 sarà la volta di uno dei più geniali, inventivi e terribilmente sottovalutati autori inglesi dell'intero secolo: Philip MacDonald. Nato a Londra nel 1900, fa il suo esordio a 24 anni con questo whodunit puro, che trae i propri modelli da Bentley (le ambientazioni), Freeman (lo studio e la disseminazione di indizi), Crofts (gli alibi inattaccabili), oltre ai già citati Christie & co.
Questo romanzo non è un capolavoro, ma è un'opera prima promettente, non priva di spunti. In Italia viene tradotto negli anni 70 da Frances Dunitz con l'incomprensibile titolo Campana a morto: la versione che circola ancora oggi è decisamente invecchiata, ma leggibile.
Un importante personaggio politico britannico viene ritrovato ucciso nel suo studio, con la testa orribilmente fracassata da una sorta di attizzatoio (la rasp del titolo). Il redattore del giornale "Il gufo", con lo scopo di indagare e avere notizie, chiede aiuto all'amico Anthony Gethrin, ex colonnello ed agente segreto. Sui 30 anni, di bell'aspetto ma leggermente zoppo e attraversato da una feroce crisi esistenziale, Gethrin vede questa occasione come il modo per uscire da questo tunnel depressivo. Per questi versi somigliante a Holmes (con le sue crisi dovute alla mancanza di stimoli intellettuali), l'ex colonnello si avvicina più ad un Wimsey: tuttologo, matematico ma artista, calcolatore ma umanista, vigoroso, forte, sicuro. Peccato che si innamori follemente di una delle ragazze sospettate, che minerà le sue certezze fino quasi allo sgretolamento, non prima di aver risolto il caso. 
Impossibile che MacDonald non abbia in mente la storia d'amore (?) con protagonista Philip Trent in Trent's Last Case di Bentley (La vedova del miliardario, 1913), ma in The Rasp assume tutta un'altra connotazione: più passionale, meno parodica, molto meno sghignazzante, certamente più zuccherosa e melodrammatica, che ha fatto inevitabilmente  invecchiare il romanzo più del dovuto.
All'interno di un genere dai contorni frastagliati e non ancora codificati, MacDonald entra a piedi uniti, sceglie la formula del whodunit gestendola con sapienza, con una mano ampiamente più ferma di quello che ci si aspetterebbe da un esordio. 
Ma i difetti e le incongruenze sono notevoli: i personaggi vivono di stereotipi, l'intreccio mantiene una instabile solidità ma gli indizi sono spesso di clamorosa ingenuità e certe spiegazioni sfiorano l'assurdo. La soluzione è logica e coerente, ma il numero di pagine con cui viene spiegata (come sottolinea Nick Fuller per GAdetection[1]) è eccessivo, vista la semplicità dell'enigma. 
L'elemento più riuscito è certamente il modo in cui Gethrin smonta un alibi apparentemente inattaccabile, come era solito fare, in questo periodo, quel brillante artigiano dal nome Freeman Wills Crofts.
Nel complesso dunque, questo romanzo pone delle buone basi per il futuro: MacDonald mostra piglio narrativo, la storia scorre bene e il tutto si legge in qualche ora, con leggerezza. 
John Dickson Carr, nel suo The Greatest Game in the World (1946), lo inserisce inizialmente come uno dei suoi dieci polizieschi preferiti, per poi sostituirlo (senza dubbio giustamente) con Murder Gone Mad (La morte è impazzita, 1931).
Barzun e Taylor, i due esigenti critici di A Catalogue of Crime, parlano di un romanzo che ha fatto scuola, pur all'interno di un palinsesto poliziesco oggi prevedibile[2]. L'opera non è apprezzata invece dal critico francese Roland Lacourbe: insieme agli esperti belgi Fooz, Soupart e Bourgeois, inserisce The Rasp nel recente volume 1001 chambres closes, definendolo poco accattivante, poco inventivo e stereotipato [3]. Al di là del discorso se sia o meno un delitto impossibile (io credo di no, anche se sotto la finestra aperta non sono state trovate impronte), le critiche sono ineccepibili, ma colpiscono una sola faccia della medaglia e non tengono conto di alcune considerazioni da non sottovalutare. Mi sembra chiaro che, paragonato alle innovazioni contenute nei successivi romanzi dell'autore, quest'opera appaia scontata, un po' banale, ma è proprio per questo che è importante affrontare l'opera omnia di un autore partendo dagli inizi, così da essere privi di pregiudizi o possibilità di comparazione che offuscano il giudizio.
In un momento letterario non ancora preciso e coerente, The Rasp rappresenta un passo in avanti verso la presa di coscienza dei pregi (e limiti, come sostengo sempre) del whodunit. Un avanzamento non ancora solidissimo, ma importante per l'evoluzione del genere. Qualche anno più tardi, con The Maze (Il labirinto, 1930), MacDonald darà scacco matto al whodunit: siamo di fronte al non plus ultra di un genere, alla pietra tombale, come lo sono stati, nel cinema, Hard Boiled di Woo per il noir Hongkongese o Il grande Racket di Castellari per il poliziesco italiano. 
Muovendosi all'interno di tutte le forme del poliziesco, MacDonald sarà uno dei pochi autori a concepire romanzi ogni volta diversi, percorrendo terreni ancora mai battuti. Ancora oggi, un romanzo come Murder Gone Mad (La morte è impazzita, 1931) fa impallidire gran parte dei thriller basati sul tema del serial killer. 
Il critico Julian Symons, inserendo MacDonald tra i "farceurs", gruppo eterogeneo di autori secondo lui minori, contribuirà alla svalutazione del nome dell'autore. Un affronto letterario, prima che un mastodontico insulto alla carriera di un Maestro.
Come Giorgio Vasari, che stroncando gli affreschi del coro di San Lorenzo dell'ultimo Pontormo (perché in odore di eresia) genererà la sua successiva distruzione, così le critiche di Symons hanno creato una barriera critica, per lui e per altri grandi scrittori, che è necessario abbattere.
Chi non lo conosce, si segni il nome di Philip MacDonald, un uomo che ha cambiato per sempre il poliziesco.


1 http://gadetection.pbworks.com/w/page/7932167/The%20Rasp

2 J. Barzun, W. H. Taylor, A Catalogue of Crime, Harper & Row, 1989, p. 365
3 R. Lacourbe, Bourgeois, Fooz, Soupart, 1001 Chambres Closes, Semper AEnigma, 2013, p. 341


15 commenti:

  1. Buongiorno Stefano!

    Mi chiamo Paola e sono una superfans di romanzi polizieschi classici.

    Hai letto il racconto di MacDonald "Guardare gli alberi e non vedere il bosco" del 1947, con protagonista sempre il colonnello Anthony Gethryn? E stato pubblicato nell'antologia "I Delitti della casa di campagna" della Polilio qualche anno fa....

    PS: Che fine ha fatto Pietro De Palma? Non risponde più alle mie email....

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  2. Ciao Paola,
    sono contento, spero che il blog sia di tuo gradimento.
    Quel racconto è molto interessante, come lo è l'intera opera di un Maestro come MacDonald, sfortunatamente uno degli autori più bistrattati dall'editoria italiana.
    Non solo mancano inediti importanti (almeno due camere chiuse notevoli), ma molte traduzioni sono vecchie (La morte è impazzita, Campana a morto, Mandato di cattura) e soprattutto i suoi romanzi appaiono con il lumicino. E questo è un vero peccato.
    Per quanto riguarda Piero credo stia bene (ha commentato il blog qualche giorno fa) ma non saprei dirti altro, mi spiace.
    Ciao e grazie del commento

    Stefano

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  3. Sono perfettamente d'accordo con te, Stefano. E l'ho detto svariate volte sia sul mio che sul Blog Mondadori: MacDonald è stato uno dei pochi veri innovatori del Giallo, al pari di Agatha Christie, Pat McGerr, S.A. Steeman e qualche altro. Carr sicuramente non lo era.
    Come vedi...sto bene. :-)

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  4. E quindi mi chiedo come mai la Mondadori non lo ristampi mai. La polillo, per fortuna, ne ha pubblicati due. Solo da quest'ultimi posso aspettarmi gli inediti, ma ristampare Mandato di cattura o La morte è impazzita sarebbe già importante (senza parlare del fatto che per Mondadori Libreria non ha mai pubblicato nulla).

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  5. Aggiungo anche, per quanto riguarda le storie rivoluzionarie di MacDonald "Gronda di sangue Amore" o "Amico mio" del 1950, raffinato racconto su più piani di un delitto impossibile o forse no, e il fondamentale "I nostri amici pennuti" del 1930, che anticipa di ben vent'anni "Gli uccelli" della Du Maurier...

    Stefano li hai letti per caso?

    Ciao
    Paola

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  6. Sono due racconti che conosco ma il primo dei due non l'ho letto. Mi sembra siano stati pubblicati in vecchie raccolte e, anche questi, mai più riproposti. Ci sono tanti racconti davvero validi (il secondo che hai citato lo ricordo come notevolissimo) che da noi sono introvabili. Qualcosa è stato pubblicato negli Speciali Mondadori qualche , Fine di un sogno se non sbaglio, anche quello davvero interessante.
    La sua vera qualità è la poliedricità.

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  7. Quel "qualche" solitario doveva essere seguito da "anno fa".

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. I nostri amici pennuti si può ascoltare a questo link:

    http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-55176a7d-ac07-4911-bc6e-6e350136c3aa.html

    Buona notte Stefano!

    Paola

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  10. Grazie mille Paola, molto gentile! :) buona notte anche a te!

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  11. Stefano

    Ci sarà un articolo su "The Maze" sempre di MacDonald?

    Mi piacerebbe un articolo sulle somiglianze e differenze tra "La morte è impazzita" e "Guardare gli alberi e non vedere il bosco" si può fare?

    Ciao

    Paola

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  13. Ciao Paola.
    Solitamente preferisco lasciar passare un po di tempo tra un autore e l'altro (escluso Carr, ma solamente perché ora sto lavorando molto su di lui e ho già scritto un paio di articoli). Però l'analisi di The Maze è prevista, spero entro fine estate di poterla fare.
    Un articolo comparativo tra gli altri due testi citati è una bella idea, prima o poi proverò a scriverlo!
    Entro breve uscirà qualcosa riguardo le opere critiche sui Delitti Impossibili e le Camere Chiuse; spero possa interessarti ugualmente :)

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  14. Ciao, mi interessa sapere perché parli ti THE MAZE come una pietra tombale del mistery. puoi essere più chiaro? mi interessa molto

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  15. Ciao Matteo; ho dedicato a The Maze un post proprio poco tempo fa. È un testo molto particolare, prova a vedere se l'analisi può chiarirti le idee, altrimenti puoi commentare lì ;)

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